COS’È IL DIAFRAMMA IN FOTOGRAFIA?

Per la buona riuscita di una fotografia dobbiamo sapere cosa è il diaframma.

Ogni obiettivo al suo interno ha delle lamelle che si aprono e si chiudono facendo passare più o meno luce, a seconda di quanta ce ne serve e di come la impostiamo. E’ come una finestra nella quale possiamo decidere se aprire le tende e di quanto.

I valori numerici che rappresentano sono inversamente proporzionali alla luce che entra: questo significa che un obiettivo impostato a f:3,5 fa entrare più luce che se impostato a f:8 o a f:11. Per la precisione il diaframma è il rapporto tra il diametro del foro che creiamo e la distanza che c’è tra il punto medio dell’obiettivo e il piano sensibile.

Se non avete capito nulla tranquilli, è normale, ce la sfanghiamo con un esempio:

“Se io ho un 50mm significa che la distanza tra il sensore e il piano medio dell’ottica è di 5 cm. Se uso il diaframma af:2 significa che il diametro del diaframma è di 2,5 cm. Cioè dovrò moltiplicare il diametro del diaframma in mm per quel valore (f) per ottenere la distanza che c’è tra il piano medio dell’obiettivo e il piano sensibile. Ecco perché il diametro del foro è più piccolo a f:8, perché visto che l’ottica in questione è sempre 50mm dovrò moltiplicare per 8 invece che per 2 come prima. Quindi il diametro del foro dovrà essere inferiore.”

Se ancora non è chiaro tranquilli, non perdeteci il sonno, non è una di quelle cose fondamentali da sapere per la buona riuscita di una fotografia. Quello che segue invece si.

I valori sono misurati in STOP.

Gli stop sono: f: 1,4, f:2, f:2,8, f:4, f:5,6, f:8, f:l 1, f: 16, f:22 ecc.

Con ogni probabilità la vostra macchina reflex ha dei valori intermedi, così tra f:2,8 e f:4 potrete trovare f:3,2 e f:3,5 che corrispondono a 1/3 di stop. Diciamo che a ogni scattino della rotella con cui variate il diaframma corrisponde questa variazione di 1/3 o di 1/2 stop, quindi per variare uno stop intero dovrete fare due o tre scattini, a seconda di come avete impostato la macchina.

Sappiate che ogni volta che chiudete un po’ il diaframma (facendo quindi aumentare il numero f) il tempo di scatto si allungherà leggermente per fare in modo che il sensore raccolga abbastanza luce, mentre se lo aprirete diventerà più breve, (questo nelle modalità P, A, S, nella modalità M come visto l’esposimetro non fa variare il valore che non state controllando perché di fatto li state controllando tutti).

Tra ogni valore di STOP che ho scritto e il seguente o precedente c’è una differenza della metà (o del doppio) della luce che entra: quindi se la macchina vi imposta un tempo di 1/50 di secondo con f:4, il tempo che avrete usando f:2,8 sarà la metà (perché entra più luce), quindi 1/100, mentre con f:5,6 sarà il doppio, quindi 1/25 di secondo. Quello che varia aprendo o chiudendo il diaframma è principalmente la “profondità di campo” detta “PDC” o in inglese “DOF” (Depht of Field). Che diavolo è? E’ lo “spessore” del piano di fuoco. Avrete notato che in molte fotografie di ritratto o di sport la modella o l’atleta sono a fuoco mentre lo sfondo è talmente fuori fuoco da risultare incomprensibile, creando l’effetto di isolare e portare all’attenzione di chi guarda la foto solo la modella o lo sportivo.

Uno dei fattori che influenzano la PDC è l’apertura del diaframma: più il diaframma è aperto (e quindi un valore numerico basso) e più risulta sfocato quello che sta prima e dopo il vostro “bersaglio”. Se prendete diciamo due penne e le disponete davanti a voi una dietro l’altra a 5cm di distanza vi accorgerete che se scattate a f:3,5 e puntante il fuoco su quella davanti, quella dietro probabilmente sarà fuori fuoco, mentre se le fotografate a f:8 quella dietro risulta più nitida di prima, anche puntando il fuoco dove l’avevate puntato prima. Questo perché a diaframma più chiuso corrisponde una PDC più estesa (quindi uno spessore di piano del fuoco più ampio), mentre più aprite il diaframma e più diventa ridotto. Ci sono altri fattori che influenzano la PDC, come ad esempio il tipo di obiettivo e la distanza dal soggetto, ma li tratteremo più avanti.

Provate l’esperimento delle penne sopra descritto mantenendo inalterato il valore f, ma avvicinandovi o zoomando al massimo con l’obiettivo (diciamo 55mm) e poi, dalla stessa distanza zoomando al minimo (diciamo 18mm). Può non essere immediato capire il funzionamento del diaframma e i suoi effetti, ma è essenziale che lo comprendiate prima di andare avanti, perché è una base assoluta della fotografia.

Lascia un Commento

Lascia un commento a questo articolo, ti garantiamo che il tuo indirizzo e-mail non verrà reso pubblico e che non riceverai alcuna mail da infoperte.it o alcun tipo di spam.

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>