FELICE SERISSO, TRA STORIA E LEGGENDA

Il trapanese che espose la testa della moglie adultera ha ispirato anche un monologo teatrale
L'opera in marmo dedicata a Felice Serisso

L’opera in marmo dedicata a Felice Serisso

Corsaro, mercante, marito tradito ed impietoso esecutore. Il nome di Felice Serisso non è tra quelli che troverete mai nei libri di Storia. Ma se oggi tornasse in vita, avrebbe la sua storia da raccontare ed è una storia tragica che culmina in un feroce ed atroce delitto.
Chi era Felice Serisso? La storia che vi raccontiamo si svolge a Trapani in pieno Medioevo. Nel Mediterrano è tempo di pirati, sono soprattutto saraceni quelli che infestano il Mare Nostrum. Il novellista Tommaso Guardati ha raccontato la storia di un pirata trapanese, il suo nome derivava dalla moglie, una donna francese conosciuta come Madame Serisse. Viveva depredando le navi che veleggiavano a largo di Trapani …
Secondo la versione di Benigno da Santa Caterina però Felice Serisso non era un pirata. Il suo vero none era Felice Aiuto, era un mercante con un’attività nell’antico quartiere delle “putielle”, “Botteghelle” è la traduzione italiana (la via odierna è per l’appunto Via delle Botteghelle, ndr), e viveva di commercio trattando anche schiavi saraceni. Col ricavato riscattava i cristiani che erano stati catturati e resi schiavi dai turchi. Nella sua casa viveva anche uno schiavo turco, tale Dragut.

Un giorno, tornando a casa da un viaggio di lavoro, scoprì con sua grande disperazione che la moglie era fuggita con lo schiavo turco. Da qui il desiderio di vendetta, mettendosi per mare alla ricerca della moglie traditrice e dello schiavo diventato il suo amante. Uno strano destino era alle porte: Felice Serisso cadde vittima dell’assalto di una nave corsara saracena, venne catturato e condotto in catene a Tunisi. Si ritrovò schiavo di Dragut e di Madame Serisse che non lo riconobbero e lo chiamarono Alì.
Decise dunque di sfruttare l’occasione che la sorte gli aveva servito su un piatto d’argento. Così uccise Dragut con un pugnale e con una sciabola mozzò la testa alla moglie che lo aveva tradito. Fuggì per mare, portando dietro una sacca contenente la testa della moglie. Tornato a Trapani la espose alla cantonata della sua casa, macabro monito alle mogli infedeli. Con il trascorrere del tempo la testa si era ovviamente imputridita, leggenda vuole che Felice Serisso l’abbia sostituita con una riproduzione in marmo che ancora oggi è posta a Trapani, all’angolo tra la spiaggia di Porta Ossuna e la via che porta il nome di Felice Serisso.
Si racconta anche che per volere dello stesso protagonista di questa surreale vicenda, la casa dove aveva vissuto con la moglie venne trasformata in una chiesa della quale oggi non è comunque rimasta traccia.
Il nome di Felice Serisso non è tra quelli che troverete mai nei libri di Storia. Ma se oggi tornasse in vita, avrebbe la sua storia da raccontare …


A raccontarla ci ha provato Nicola Augugliaro, artista trapanese che ha scritto un monologo molto suggestivo su questa vicenda, a metà tra storia e leggenda. “Ammazzai a Mammaddràu” è il titolo di quest’opera teatrale del 2009 che ha poi visto la luce in questa intensa interpretazione di Totò Foti, diretta dallo stesso artista ed interpretata anche da Antonella Sugameli nel ruolo di Madame Serisse.

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