IL BULLISMO

Come debellarlo con un giusto percorso di crescita in età evolutiva.

Il termine bullismo (dall’inglese bullying) indica oppressione, fisica o psicologica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona (o da un gruppo di persone) più potente di un’altra persona percepito come più debole.

Le caratteristiche sono:

  1. Intenzionalità: le azioni di bullismo sono intenzionali, è presente lo scopo di dominare una persona, di offenderla e di causarle danni;
  2. Persistenza nel tempo: anche il singolo fatto grave può essere considerato bullismo, ma

di solito gli episodi sono ripetuti nel tempo con elevata frequenza;

  1. Asimmetria delle relazioni: tra bullo e vittima vi è diseguaglianza di forza e di potere, per cui uno dei due prevarica e l’altro subisce senza riuscire a difendersi.

Le differenze tra i due sono la forza fisica, la differenza di età e il genere sessuale.

I protagonisti del bullismo possono essere singolo contro singolo o gruppo contro il singolo e per comprendere le cause di questo fenomeno si deve risalire alla natura relazionale: la tipologia di rapporto che si è venuta a creare tra bullo e vittima.

Ci sono due forme principali di bullismo:

1.         Bullismo diretto fisico: picchiare, prendere a pugni, spingere.

2.         Bullismo diretto verbale: minacciare, insultare, offendere, prendere in giro.

Il bullismo di tipo indiretto si gioca sul piano psicologico, è meno evidente e più difficile da individuare, ma non meno dannoso per la vittima in quanto può portare all’ esclusione e all’ isolamento. Questa tipologia di bullismo è più frequente nelle ragazze, che mettono in cattiva luce, sparlano alle spalle e causano la degradazione della vittima.

A differenza di quello femminile, il bullismo che caratterizza i ragazzi è quello diretto.

Ciò che accomuna il bullismo maschile a quello femminile è la capacità distruttiva e l’incisività sull’autostima e capacità di reazione.

Il bullismo è frequente in ogni ambiente scolastico a causa di due fattori: il primo è la errata struttura organizzativa della scuola che impedisce una piena sorveglianza di molti momenti e di molte zone in cui un giovane viene a trovarsi e, con la consapevolezza di tutta la classe, sottoposto ad atti violenti; inoltre per la presenza di insegnanti spesso troppo disattenti.

Ciò che rende più difficile distinguere con chiarezza il bullismo e ciò che ostacola gli interventi per contrastarlo sono alcuni pregiudizi e luoghi comuni diffusi nell’immaginario collettivo.

Analizzando meglio il fenomeno possiamo distinguere tre categorie:

  1. I bulli, che mettono in atto le prevaricazioni.
  2. Le vittime, che subiscono le prepotenze.
  3. Gli spettatori, che non prendono parte attivamente alle prepotenze, ma vi assistono.

All’interno di tali raggruppamenti ci sono delle sottocategorie.

Per il bullo, si può parlare di:

  1. bullo dominante, soggetto più forte della media dei coetanei e della vittima con forte bisogno di potere, dominio ed autoaffermazione, con autostima elevata ed un immagine positiva di sé, che approva la violenza come mezzo per ottenere vantaggi e acquisire prestigio;
  2. bullo gregario, detto anche bullo passivo, che costituisce il gruppetto di due o tre persone che assumono il ruolo di sobillatori e seguaci del bullo dominante.

Pur non prendendo iniziative, interviene rinforzando il comportamento del bullo dominante ed esegue i suoi ordini;

Mentre la vittima può essere:

  1. vittima passiva/sottomessa, classica vittima a cui si pensa, soggetto più debole della media dei coetanei e del bullo in particolare, ansioso ed insicuro con bassa autostima, bisogno di protezione, contrario ad ogni tipo di violenza, incapace di difendersi se attaccato, che spesso reagisce piangendo e non parla con nessuno delle prepotenze subite perché si vergogna;
  2. vittima provocatrice, soggetto che, con il suo comportamento, provoca gli attacchi degli altri. Diversamente dalla vittima passiva, spesso quella provocatrice contrattacca le azioni aggressive dell’altro, ricorrendo a volte alla forza.

Proprio perché agisce, e subisce le prepotenze, questo soggetto viene anche detto “bullo-vittima”.

Tra gli spettatori invece vi sono:

  1. i sostenitori del bullo, che agiscono in modo da rinforzare il comportamento del bullo;
  2. i difensori della vittima, che prendono le parti della vittima difendendola, consolandola, cercando di interrompere le prepotenze;
  3. la c.d. “maggioranza silenziosa”, che davanti alle prepotenze non fa nulla e cerca di rimanere al di fuori della situazione.

Recenti ricerche relative al benessere e alla promozione della salute in età evolutiva hanno individuato nell’autostima uno dei fattori maggiormente capaci di definire il successo del percorso di crescita di una persona.

L’autostima, che comprende, autocontrollo, autorealizzazione, fiducia in se stessi e autogratificazione, gioca un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo del soggetto.

Quindi un buon livello di autostima porta a migliori esiti di benessere e qualità della vita in età evolutiva: infatti nel caso del bullismo una buona autostima è un fattore protettivo rispetto alla possibilità di diventare una vittima.

E’ importante che genitori ed insegnanti rinforzino l’autostima nel bambino, qualora ne fosse carente, per ridurre al minimo i fattori di rischio.

La scuola, infatti, oltre alla funzione di istruire i ragazzi, possiede anche il compito di educarli. Raggiungere questo obiettivo richiede sicuramente tempo ed energie, ma la paura di non terminare il programma non deve limitare la disponibilità degli insegnanti a progetti extra curricolari.

Per la prevenzione del bullismo è utile precisare che non sono necessarie attività “speciali”, e che molte attività previste dal programma scolastico e strategie didattiche adottate abitualmente dagli insegnanti, permettono di raggiungere non solo obiettivi cognitivi ma anche educativi favorendo nei ragazzi la maturazione di stile relazionali positivi.

Scuola e famiglia non possono assistere immobili alla rivoluzione in atto nella nostra società, dove il virtuale sta prendendo il sopravvento, cercando di essere più presenti e capaci di porre un chiaro confine tra il lecito e l’illecito, tra la realtà e la finzione, essere un argine alle sollecitazioni suggerite dai modelli culturali, competitivi ed aggressivi, per permettere all’adolescente, sempre più “adultizzato”, di evitare comportamenti o situazioni che poi non saprebbe più riconoscere o controllare.

L’arma migliore per combattere il bullismo è la prevenzione finalizzata alla costruzione e promozione di un clima emotivo, culturale e sociale fatto di dialogo, presenza e veri valori, che scoraggi sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza.

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