LA CONDIZIONE DI FIGLIO TRA MITO E REALTA’

Nasciamo come figli, condizione imprescindibile cui tutti siamo sottoposti, ma quali sono le conseguenze? Edipo: mito o realtà inconsapevolmente vissuta?

image

C’è una condizione che accomuna, volente o nolente, tutti gli esseri umani: quella di essere figli

Noi siamo gettati nella vita come figli, nessuno sceglie i propri genitori.

Nessuno di noi si fa da se. Tutti noi siamo fatti da altri. Noi dipendiamo da chi ci ha generati.

Non è, infatti,  un caso che i bambini si dedichino ad immaginare un loro film famigliare ( origini nobili ad esempio.).

Per usare un’espressione di Lacan:  “siamo a bagno nel linguaggio”. Non solo nasciamo figli di qualcuno ma siamo anche forgiati dal linguaggio degli altri, che ci ha scolpiti, costruiti e che rappresenta, per ognuno di Noi, un marchio di fabbrica.

Lacan evoca un antica leggenda, quella del messaggero: in antichità si diceva che i messaggeri portassero i messaggi scritti sulla propria nuca in modo che il messaggero stesso non li potesse leggere.

Ma il primo segno scolpito che ci “ vincola” per la vita è il nostro nome proprio.

L’ essere umano per parlare di se non può che parlare dell’altro e questo lo psicoanalista lo sa bene.

Edipo porta scritto sulla sua nuca la sentenza dell’oracolo e Noi, proprio come Edipo, portiamo la nostra sentenza  che però  non ci viene data da un oracolo ma dall’altro ( genitori in primis).

Edipo è un figlio colpevole perché ha commesso i peggiori crimini e  anche  un figlio innocente perché non sa che l’uomo che ha ucciso è suo padre e la donna che ha posseduto è sua madre. Non è consapevole del senso dei suoi atti; la sua colpa non  è nelle sue intenzioni ma nel destino.

Nessuno di noi  sa chi è, eccetto i folli.

Sappiamo però che tutta la vicenda raccontata da Sofocle è una vicenda inesorabile, una profezia.

Edipo più si sforza di svincolarsi , di fuggire dal destino, più ci affoga..

Il figlio Edipo è stato un figlio abbandonato, c’è stato un infanticidio, anzi un voto di morte da parte del padre al quale Edipo rimane legato. All’infanticidio segue il parricidio.

La tragedia di Edipo non è la tragedia del sesso ma della verità, della luce.

Edipo non sa, il suo sguardo è cieco.

Edipo è un re saggio che cura la città, porta la prosperità; è un re giusto fino ad un ponto, il punto nel quale un  epidemia colpisce Tebe ed  Edipo organizza un indagine per ricercare il colpevole, ma il suo sguardo è cieco.

Edipo vuole sapere. Edipo è il rovescio di Socrate perché Socrate vuole sapere ma sa di non sapere, mentre Edipo vuole sapere ma non sa di non sapere. Edipo si esclude dalla responsabilità.

Questo è un  errore gravissimo che trova i natali in un postulato di innocenza entrato, ormai quasi di diritto tra gli individui.

E’ tendenza comune, infatti, dare la colpa agli altri del nostro malessere psicofisico non accorgendoci, nella maggior parte delle volte, che, se è vero che che ci sono delle viti negli occhi di chi ci sta accanto, è altrettanto vero che non sappiamo o non vogliamo vedere le travi che accecano il nostro sguardo.

L’esperienza che Edipo fa della verità è la stessa che fa Van Gogh : troppo forte. Cioè Edipo avanza, vuole sapere la verità , vuole vedere la luce, ma quando la vede si rende conto che la luce è troppa e il suo sguardo si accieca.

La colpa di Edipo è la Nostra colpa: quella di voler allontanare il peggio di noi stessi..

L’atto di Edipo è un atto che sorge dall’inconscio, frutto della rimozione.

Ma quanta verità può sopportare un uomo? Molte volte la troppa verità è tossica, è troppo dura e bisogna mettere un velo, la dolcezza di una sottile bariera che preserva da una luce che, al contrario sarebbe troppo forte, accecante.

Si può cambiare il proprio destino? Si facendo gli incontri giusti..

Lascia un Commento

Lascia un commento a questo articolo, ti garantiamo che il tuo indirizzo e-mail non verrà reso pubblico e che non riceverai alcuna mail da infoperte.it o alcun tipo di spam.

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>