AMORE MALATO: I 5 SINTOMI DELLE RELAZIONI PATOLOGICHE

Come riconoscere se si sta vivendo un rapporto malato e disfunzionale

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Può succedere a tutti, in qualunque momento della propria vita: vivere una relazione patologica è un’esperienza devastante, che spesso non si riesce a riconoscere come tale e da cui è difficile uscire. Anche se esistono segnali ben precisi che possono metterci all’erta, fin dai primi sintomi. Solitamente, una relazione malata nasce in un momento di difficoltà personale,  in cui non si sta bene con sé stessi, e diventa presto un rifugio dal proprio malessere. È difficile cadere vittime di un rapporto patologico quando si possiede una sufficiente sicurezza in sé e una buona autostima. Viceversa, incontrare una persona potenzialmente borderline in una fase critica della propria vita porta può far scaturire un attaccamento morboso e distruttivo, che, se non riconosciuto in tempo, rischia di sfociare nel patologico, con pesanti ricadute a livello personale, sociale e professionale. Vediamo allora insieme quali sono i 5 segnali che ci possono far capire che nel nostro rapporto di coppia c’è qualcosa che non va:

  • I conflitti non vengono risolti

Si litiga sempre per le stesse cose, magari con le stesse parole, e non si riesce ad arrivare ad una soluzione del conflitto. Questo significa che non c’è empatia nei confronti dell’altro, non si cerca di venirsi incontro reciprocamente, e il litigio diventa solo uno sfogo della rabbia personale. Che, puntualmente, si ripropone all’occasione successiva. I momenti di criticità, in questo modo, non vengono superati, ma solo “accantonati”, nella futile speranza di poter dimenticare e ricominciare da capo. In ogni relazione esistono conflittualità, più o meno accese a seconda del carattere dei partner, ma quando la discussione interessa argomenti di una certa importanza e non si arriva mai ad una risoluzione concreta, dando l’impressione di “essere sempre allo stesso punto”, il rapporto diventa logorante.

  • Uno dei partner viene svilito ed umiliato in continuazione

Durante i litigi può capitare di dirsi cose che non si pensano realmente, e magari ferire l’altro. Tuttavia, c’è un’enorme differenza tra sporadiche accuse rivolte in un momento di rabbia, e l’umiliazione costante del partner. In particolare, nelle relazioni malate, le invettive vanno al di là dei motivi per cui è scaturita la discussione, coinvolgendo la personalità stessa dell’altro nella sua totalità. Iniziare a litigare per un motivo banale e finire con offese sulla persona, sui suoi modi di fare, o, peggio, sulle sue fragilità (che abbiamo tutti) è un chiaro sintomo di incapacità a sostenere un rapporto sano, soprattutto quando la cosa si ripete spesso, nelle stesse modalità.

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  • Il sesso diventa una via di fuga

Nei rapporti malati l’intimità viene portata all’estremo: o è inesistente (adducendo scuse varie, sempre le stesse), o è estremamente coinvolgente, diventando l’unico collante per la coppia. Che però, fuori dal letto, non funziona. In ogni caso, il sesso non viene vissuto come completamento dell’unione, ma come via di fuga dalla realtà di un amore malato. Finito il momento della passione, tutto torna come prima, in un ciclo di amore/odio che si ripete periodicamente.

  • Non si riesce ad esprimere la sofferenza causata dall’altro

Anche quando si riesce a prendere atto che la relazione sta procurando sofferenza, si prova una grossa difficoltà a parlarne apertamente con il partner. Oppure, la discussione non ottiene nessun risultato: o finisce con insulti e accuse, o viene ignorata. Creando nella persona che ne è vittima il timore a riaprirla nuovamente, consapevole del fatto che gli effetti sarebbero identici. Il partner “dominante” reagisce con rabbia o prese in giro, sminuendo ciò che prova l’altro e addossandogli, più o meno implicitamente, tutte le colpe. Spesso si ripiega sul sesso per lenire la frustrazione, o si finisce con l’evitare completamente il discorso, creando un vero e proprio tabù intoccabile al riguardo. Che, ovviamente, lascia la situazione sempre identica.

  • Viene negato il diritto alla libertà del partner

Il classico caso è quello del partner che controlla ossessivamente le uscite dell’altro, spesso pone dei paletti su chi vedere e come vestirsi, o, al suo rientro, trova ogni pretesto per litigare pesantemente e insultare l’altra persona. Ma esistono anche modi più sottili per negare la libertà altrui: si contestano in continuazione le sue amicizie o i suoi interessi, imponendo implicitamente una scelta tra loro e il partner; si lasciano tutti gli impegni a carico dell’altro (ad esempio verso i figli, o le faccende domestiche), riducendo conseguentemente il suo tempo libero; si ricatta l’altro puntando sulle sue debolezze (ad esempio sparendo per giorni interi, finché il partner cede); si prendono in autonomia decisioni che interessano entrambi (ad esempio su acquisti importanti), dimostrando disinteresse verso le opinioni dell’altro e minando la sua autostima. Questi atteggiamenti sono i più subdoli, in quanto apparentemente innocui, senza una vera violenza esplicita. La persona che li agisce negherà sempre le sue colpe, additando il partner come l’unico responsabile delle sue scelte.

In conclusione, quando sussistono sintomi evidenti di una relazione disfunzionale, che causa sofferenza soprattutto ad uno dei due, mentre viene negata dall’altro, il primo passo è rendersene conto. Se ciò avviene in entrambi, e la volontà di cambiare è condivisa, non è escluso che la relazione possa riassestarsi sul binario giusto. Ma è importante prendere coscienza che il percorso è lungo, e mettersi in gioco significa accettare di avere un problema. Se, invece, è solo uno dei due partner che sente la necessità di modificare il rapporto, mentre per l’altro le cose vanno bene così come sono (e di solito è proprio colui o colei che tiene le redini della relazione) ci sono grosse probabilità di trovarsi in mezzo ad un amore malato, che non potrà fare altro che aggravarsi, a discapito della persona più sensibile (che comunque, in questo caso è quella più sana). L’unico rimedio è la rottura definitiva, e, se la situazione lo consente (se non ci sono vincoli) evitare di mantenere contatti, anche sporadici. Non è facile, ma dopo un periodo di sofferenza si potrà davvero ricominciare a vivere serenamente!

 

 

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