CARA VANESSA, GLI UOMINI… PRIMA PARTE

Un romanzo che esplora i vari colori della sesualità

caravanessa

Nell’ultimo periodo alcuni amici, conoscendo la mia passione per la lettura erotica, mi hanno fatto dono di alcuni testi. Tra questi, un titolo che forse non avrei mai comprato per via dell’argomento trattato: l’uomo. Considerando una buona parte del pianeta uomo meno di niente, per via di conoscenze non proprio fortunate, mi ero promessa di indossare un paraocchi e andare dritta per la mia strada senza affacciarmi verso l’altra sponda. Una scelta di lettura come questa avrebbe minato il mio personale equilibrio, ritrovato a fatica dopo varie vicissitudini di vita, di quelle che “o t’ammazzano, o te fortificano”. Tuttavia, visto che ancora respiro e che a caval donato non si guarda in bocca, me lo sono letto, anche perché ho sempre reputato l’autore Xlater, che conosco di persona, un bravo scrittore di testi erotici. Uno scrittore che ha il suo “club di lettrici”, un seguito di lettori che lo tengono sul palmo di una mano, un tuttologo, che scrive storie credibili e soprattutto uno che scrive precisino, attento alle regole grammaticali, dal lessico spesso forbito, profondo conoscitore dell’eros in tutte le sue forme.
Mi ero creata un’aspettativa!
Ecco! “Cara Vanessa gli uomini… parte prima” ha rivoluzionato tutte le mie aspettative. Come succede sempre quando si parla di uomini (ma questa è un’altra storia).

Intanto… l’autore ha pensato di calarsi nella mente di una donna e tirar fuori tutto quello che poteva tirar fuori, scrivendo il testo completamente basato su alcune mail che la protagonista, appena separata dal marito, suo unico amore fino ad allora, invia alla sua amica Vanessa. Chiunque direbbe: tanto di cappello! Invece: calata non proprio riuscita, perché un uomo mai potrà sapere che cosa passa nella testa di una donna nei momenti di crisi e soprattutto non avrà mai la piena certezza delle sensazioni ed emozioni che prova una donna quando si rapporta con un uomo e quando c’è di mezzo il sesso.

(Vogliamo parlare delle donne che fingono orgasmi e gli uomini non se ne accorgono? Che può sapere un uomo di queste cose qui?)

Tant’è che lo stile linguistico, in questo… uhmmm… romanzo, cambia a seconda di come  fa comodo all’autore e il risultato è un miscuglio di termini più o meno crudi, più o meno “sinonimidapaura”, più o meno sinonimi floreali che forse userebbe una donna in un romance, un stile linguistico che lascia poche emozioni, oltretutto colmo di avverbi e di descrizioni noiose. Un linguaggio da donna che non è da donna e lo si vuol far passare per tale, questo è quello che mi fa pensare e mi dà da pensare. Dalle parti tue, “Xla”, direbbero: “Nun c’hai capito gnente!”

“Come hai potuto farmi questo? Non è giusto Xla!”

arrabbiata

In questo primo volume si parla di tre uomini. Dopo la prima mail, dove Alice racconta brevemente all’amica di essere tornata a casa dai suoi genitori e di come si senta a disagio, infelice e tanto altro, ne seguono altre, nelle quali Alice cambia totalmente il tono e racconta dei suoi incontri amorosi con tre uomini, frequentati distintamente e in tempi diversi.
Il primo si chiama Federico. Quasi subito si scopre che l’uomo ha un”vizietto” particolare: le scarpe con il tacco, aperte davanti. Potete benissimo immaginare che cosa se ne faccia un uomo di questo genere di scarpe e non sto qui a descrivere i particolari né i gusti. Quelli li potete benissimo andare a leggere.

Quello che mi preme sottolineare invece sono alcuni errori di fondo quando nel libro si parla di feticismo. Xlater in pratica dice che il feticismo riguarda solo gli oggetti inanimati legati a una particolare persona. Non sono d’accordo su questa sua verità, così come non lo è Ayzad, giornalista/scrittore, nonché maestro bdsm e uno dei massimi esperti in dominazione e feticismo. Ayzad infatti dice che non si può parlare di feticismo al singolare, ma di “feticismi” poiché ne esistono infiniti, e li distingue in tre grandi categorie: Il feticcio può riguardare alcune parti del corpo di un uomo o di una donna, può riguardare alcuni oggetti o indumenti o calzature, può riguardare una certa categoria di persona (la bbw, la modella, l’uomo o la donna in uniforme, ecc).

Le relazioni finiscono (ahimé) nella finzione come nella realtà, così che Alice si accorge che il suo Federico prova attrazione per una trans e per le sue scarpe. Una trans che fa perdere la testa (e la penna) anche a Xlater: “La gestualità cercava di essere morbida e aggraziata, ma stonava con la struttura massiccia.” (cit)

gestualita
Alice, rimasta da sola, butta l’occhio su Bruno, assiduo frequentatore della palestra in cui si reca anche lei. Lui è il ritratto della mascolinità, bello, ma non senza cervello. Si conoscono meglio e finiscono a letto.

E pare che ogni uomo abbia il proprio “vizietto” particolare! Bruno si eccita in maniera esponenziale quando viene posseduto dallo strapon. Ovviamente: de gustibus non disputandum est.

Alice non fa una piega. Quando lui apre un cassetto e le mostra lo strapon, lei lo indossa e lascio a voi immaginare che cosa succede.

Vittima dello strapon risulta essere anche Xlater, altrimenti non si spiegherebbe: “E’ venuto in ginocchio dietro di me e ha puntato la sua grossa spada sull’ingresso del mio buchino già ben lubrificato e ammorbidito” (cit). Quando leggo queste cose ho sempre la sensazione che si stia giocando a una sorta di tirassegno. E continua: ”Ha miscelato sapientemente dolcezza e decisione, fino a insinuarsi prepotentemente dentro di me. La sensazione era squassante…” (Cit) Qui si vedono tutte le debolezze di un testo che voleva essere l’espressione delle emozioni e delle sensazioni di una donna e suscitare una qualche reazione nel lettore, e invece ottengono nulla.

Come fai, uomo, a sapere che cosa provo io, donna?


Facciamo il punto: Alice era disperata perché la relazione con suo marito era finita con la separazione, si consola rapidamente con Federico, finisce la storia anche con lui e quasi subito ne inizia un’altra con Bruno, si diverte a descrivere all’amica i suoi incontri amorosi… e poi?
E poi capita che un “gingillo” (termine usato circa una trentina di volte lungo il racconto, intercalato con gingillone, per poi sostituirlo con randello o randellone) più grosso faccia del male e allora finisce il divertimento e anche la relazione.

ahia
L’ultimo uomo  (si fa per dire) di questo primo volume si chiama Giulio ed è un  vecchio compagno di scuola di Alice , ora “affermato” tabaccaio di Tor Mellina. Giulio all’apparenza è normale, tuttavia anche lui ha un modo particolare di eccitarsi: negli anni ’80 lo chiamavano voyeurismo, ai giorni nostri si chiama cuckold, ma sempre quello è: cornuto (scusate la volgarità) e compiacente.

È risaputo che ognuno di noi ha una diversa maniera di eccitarsi e situazioni particolari che rendono l’incontro amoroso ancora più intenso. E quando gli uomini in una stessa stanza diventano due, poi tre e addirittura quattro o cinque, l’incontro assume una conformazione non da tutti i giorni. In queste ultime mail, che Alice scrive all’amica, si sente la particolare attenzione dello scrittore a elevare un’ordinaria ammucchiata (orgia) a quel qualcosa di trasgressivo che ogni uomo sogna, tuttavia la cosa rimane piatta e non suscita particolari emozioni, quasi avesse paura ad andare fino in fondo a scavare negli animi. Anche quando cerca di alleggerire tutto quanto e passa a intingere la trama “voyeuristica” con un tocco di ironia e colore sfiora i limiti del banale e si apre la fiera dei luoghi comuni.

È risaputo che non amo particolarmente sinonimi dei genitali maschili e femminili, soprattutto quando i sinonimi diventano una sorta di esposizione floro-vivaistica. Pensavo che Xlater ne fosse esente, invece: “Guarda guarda – ha mormorato compiaciuto, con voce resa roca dall’eccitazione – il meraviglioso fiore si è rivestito di qualche goccia di rugiada.”

E già: mai dire mai! Una volta nella vita ogni scrittore di letteratura erotica tocca questi livelli! Se così non fosse, non ci sarebbero divertimenti.

Bon, la relazione finisce e finisce anche il primo volume. 

Il secondo volume me lo comprerò sicuramente, perché nonostante tutte le storture, lo stile che non è uno stile, i sinonimi che a me fanno sorridere, i buchini, le porticine posteriori e anteriori e i vari randelli e randellamenti, il racconto mi ha fatto passare un paio d’ore senza pensieri. E poi voglio vedere come proseguono le relazioni di Alice, una gran bella gnocca, ma piuttosto sfigatina con gli uomini. Un po’come me!

Una lettura leggera, per chi ha voglia di divertirsi.

Ciao da me e da Alice (panterona sexy).

panterona

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