“LA MIA LOTTA PER LA LIBERTA’ ” DI YEONMI PARK

Una finestra sulla Corea del Nord

Quando si legge un buon libro accade spesso di immedesimarsi nei suoi personaggi, di catapultarsi nel mondo descritto e di condividerne le emozioni.20160331_173953

Se però la realtà descritta è terribile e il racconto è una biografia, il coinvolgimento è  più profondo e una volta finito il libro non ci si può limitare a richiuderlo come se non fosse successo niente.

“La mia lotta per la libertà” è la storia della giovanissima Yeonmi Park, riuscita a scappare dalla Corea del Nord e giunta alla salvezza solo dopo esser scesa a duri compromessi e aver messo a rischio la propria vita e quella della madre. Il racconto fornisce anche una buona fotografia della Corea del Nord, quel paese di cui non conosciamo quasi niente a causa della blindatura voluta dalla dittatura, e presenta inoltre alcuni cenni storici che permettono di comprendere meglio il processo che ha portato il paese alla profonda crisi economica che lo sta tutt’ora affliggendo.

Il racconto di Yeonmi è il racconto di tanti altri nordcoreani riusciti a scappare da un regime che priva ogni cittadino di qualsiasi libertà, persino della libertà di pensare, di ragionare con la propria testa, della libertà di ogni singolo individuo di riconoscersi come tale e non solo come parte di una collettività.

Il regime entra nella testa di ogni nordcoreano a partire dai primi anni di vita. La propaganda si insinua ad ogni livello della vita privata e sociale di ciascuna persona. A scuola – per esempio – la matematica non viene insegnata sommando mele e caramelle ma usando come unità di misura i “bastardi Yankees americani”, che insieme ai sudcoreani vengono considerati i più efferati nemici del regime.

Si tratta di una dittatura emotiva. Il regime si sostituisce ad una religione. Il leader viene divinizzato, il popolo lo crede capace di leggere il pensiero, di essere onnipresente, di sapere tutto. E’ un crimine non adorare il leader, non inchinarsi davanti a tutti i monumenti e le foto che lo ritraggono, non nominarlo arricchendo il suo nome di tanti appellativi. E’ un crimine pensare che qualcosa al di fuori della Corea del Nord possa essere migliore.

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Il regime esalta il paese elevandolo al migliore del mondo. E anche se la gente muore di fame, non ha possibilità di confrontarsi con nulla e irrazionalmente crede che la Corea del Nord sia davvero il paese più felice e giusto del mondo.

In Corea del Nord è normale vedere i cadaveri ai bordi delle strade, racconta Yeonmi. La malnutrizione uccide tantissime persone, eppure, anche quando il paffuto leader di presenta sulle reti televisive nazionali, le uniche autorizzate dallo stato, la gente fa fatica a comprendere la natura di quella contraddizione.

Il racconto di Yeonmi ci porta all’interno di questo violentissimo regime, ci fa scappare con lei lungo la sponda di un fiume ghiacciato.

Ci fa soffrire vedendo come quella Cina che prima le appariva come la libertà si tramuti invece in una prigione fatta di nordcoreani clandestini, venduti come schiavi da cinesi divenuti trafficanti di uomini.

Sarà solo la lunga e rischiosa fuga verso la Mongolia a condurli verso la loro libertà, cioè la Corea del Sud.

Il racconto è scritto con uno stile molto semplice ma assolutamente adeguato al suo contenuto. Si tratta della semplicità di una giovane ragazza che è dovuta crescere troppo in fretta ma che ha accettato di raccontare ciò che ha vissuto, anche se le fa terribilmente male, al fine di poter supportare la sua lotta per assicurare i diritti umani ai suoi connazionali rimasti in Corea del Nord. E per questo, lotta ancora ogni giorno.

 

Suggerimenti

“La ragazza dai sette nomi” di Hyenseo Lee è un’altra ottima biografia di un’altra giovane ragazza sfuggita al regime nord coreano. Consiglio anche questa lettura.

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