MANDU:LA CITTÀ DEGLI INNAMORATI

la verona dell'India
bassorilievo raffigurante il principe Bahadur su un cavallo bianco e la sua amata  Rani Rupmati

bassorilievo raffigurante il principe Bahadur su un cavallo bianco e la sua amata Rani Rupmati

Appollaiata ai margini dei monti Vindhja,su un altopiano isolato da profondi canyon,la cittadella di Mandu,un tempo capitale dello stato del Malwa, è tra le più vaste del paese.

Questa piccola cittadina famosa per lo stile architettonico islamico provinciale, è per gli indiani la culla dell’amore leggendario tra un principe musulmano, Baz Bahadur e la giovane Rupmati, una pastorella dalla voce melodiosa.

Il principe follemente innamorato, fa costruire per la sua bella un sontuoso palazzo sul ciglio dell’altura che domina la vallata dove scorre il fiume sacro Narmada.

Purtroppo la fama di conquista del gran mogol Akbar è insaziabile.

Nel 1562, egli sbaraglia il piccolo esercito del sultano e marcia sull’harem.

Per sfuggirgli, Rupmati si avvelena.

Nonostante la sua fama romantica,Mandu non attira molti visitatori perchè è troppo distante dai maggiori centri turistici.

La città,all’interno della cinta, dei bastioni,tracciata nel VI sec. AC e lunga oltre 40 km, racchiude gioielli di architettura indoislamica che mescola cupole ed archi carenati tipici della Persia a ornamenti sfarzosi dell’India.

I vari principi susseguitisi l’hanno arricchita con decine di palazzi,bagnimoschee,mausolei, caravanserragli,giardini e padiglioni pieni di mashrabiye in pietra.

NB:giusto a titolo di curiosità, le mashrabiye sono un sistema di raffrescamento tipico del mondo arabo.

La tradizione la chiama non a caso Shabiabad che significa città delle delizie o città della gioia.

La leggenda vuole che ghiyath-al Din sultano di Delhi, vi ospitasse all’interno del suo Jahaz Mahal ( un palazzo galleggiante di arenaria rosa sospeso tra due bacini d’acqua ) un harem di oltre 15mila serve spose e concubine.

Oltre all’harem c’era anche la sua guardia personale composto dalle amazzoni etiopi, probabilmente regalate dai califfi egiziani che gli regalarono i germogli di baobab che oggi prosperano maestosi all’interno delle mura.

Il declino di Mandu sopraggiunse nel XVII sec., col ritorno dell’induismoe il trasferimento del capoluogo regionale a Dhar.

Sull’altopiano, che il monsone estivo trasforma in un vasto giardino con mille e più tonalità di verde, il villaggio „moderno“ con muri di terra battuta colorata,i tetti di lamierae le bottegucce coperte da tettoie precarie costeggia le rovine sulla stessa strada su cui donne con sari scintillanti incrociano carri trabalaanti e vacche dalle corna dipinte.

Le vestigia sono suddivise in 3 gruppi:

  • 1. Al centro del villaggio, la grande moschea del XV sec. ricoperta da da un mare di cupole ; ha al suo interno un mausoleo che servì da modello per gli architetti del taj Mahal( la parola significa Palazzo della Corona)
  • 2. A nord c’è l’enclave dei sovrani,dominata dal palazzo di arenaria rosa,
  • 3. A sud infine si arriva al nido d’amore di Bahadur e Rupmati.

Gli innamorati sono ancora oggi attratti dagli splendidi chioschi da cui la donna ammirava la vallata.

UNA NOTA per i nostri governanti (con alcuni ottusi oltre che ignoranti che dicono che ”con la cultura non si mangia”).

In India é stata varata una legge che vieta di costruire industrie inquinanti tutto attorno all’area del Taj Mahal.

 

PER I CURIOSI ECCOVI UNA BELLISSIMA PANORAMICA COL MAUSE A 360 GRADI

http://www.airpano.ru/files/Taj-Mahal-India/2-2

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