UNA MAMMA PER AMICA

una mamma per amica di nuovo insieme

A dieci anni di distanza dalla messa in onda dell’ultima puntata della settima stagione è tornata “Una mamma per amica”, serie di grande successo conclusasi nel 2007 ma senza un vero finale e inserita nella lista dei 100 migliori telefilm della rivista TIME. Caratterizzata dai dialoghi veloci, scanzonati, ironici, pieni di citazioni e nonsense delle ormai familiari ragazze Gilmore.

Quattro puntate di circa 90 minuti che hanno come titolo i nomi delle quattro stagioni. Torniamo nella cittadina di Stars Hollow, dove il tempo sembra assumere una dimensione propria e quasi cristallizzata e come in un tuffo nel passato ritroviamo tutti i personaggi (manca il patriarca della famiglia, Richard Gilmore, che è morto) e, nonostante molti co-protagonisti, anche per ragioni narrative, diventino comparse quasi sbiadite, riabbracciamo metaforicamente visi conosciuti: la signora Patty, Kirk, Taylor Doose, Babette e ovviamente Luke, Lane, Logan, Jess e tutti gli altri. La serie si gioca da sempre sulle dinamiche dei rapporti madre-figlia di due generazioni. Una delle due protagoniste, Lorelai (Lauren Graham) rimasta incinta a sedici anni, ha un rapporto conflittuale con la propria madre Emily (Kelly Bishop), a cui contrappone lo splendido rapporto creato con la propria figlia Rory (Alexis Bledel). Questi contrasti, insieme al gap generazionale, si fanno più forti e pressanti con la morte del padre di Lorelai e con il definitivo ingresso nella vita adulta di Rory.

Assistiamo in questi quattro episodi alla “crescita” di Emily che nel tentativo di superare la perdita del compagno di una vita scopre “una nuova donna in sé stessa” più indipendente e forte e, forse, più simile alla figlia. Un evoluzione in Lorelai che è il personaggio positivo della serie e non delude. Combattiva, leale, ironica e forte nonostante le fragilità umane.  Non assistiamo però alla maturazione di Rory. Abbiamo vissuto con lei il suo percorso di vita, l’abbiamo seguita da bambina fino a vederla donna ma la ritroviamo qui ancora “irrisolta”. A volte egoista, altre ingrata, commette errori su errori senza imparare dall’ esperienza. Confusa e immatura è l’unica che mette in primo piano sé stessa, le sue prerogative e la sua riuscita personale davanti a tutto e tutti. Il merito è quello di rappresentare con lei le difficoltà che affrontano i trentenni  oggi ma c’è una certa superficialità che stride un po’ con l’immagine di lei proposta negli anni. Specchio di una generazione a cui hanno fatto credere di poter ottenere tutto senza fatica e che scopre che la vita è anche sacrificio e tenacia, a cui hanno insegnato a rincorrere il successo senza aver imparato prima a gestire gli insuccessi. Rory e Paris pagano lo scotto di una fascinazione che portandole a inseguire “il meglio” rischia di travolgerle senza farglielo trovare. Diversa la storia di Lane che pur riconoscendo che “è difficile la vita da adulti” affronta la sua in modo pragmatico. Lei e Lorelai hanno i piedi per terra e non rinunciano ai propri sogni. Superano i problemi con caparbietà e umiltà, contando sull’ amore di due uomini per loro speciali e dimostrano che si può cercare di essere felici. La mini serie è un regalo per i fan a cui mancava ogni abitante di quella cittadina.  Nell’ ultima puntata si chiude finalmente il cerchio ma se da una lato  c’è un finale che si aspettava già nel 2007  dall’ altro si ha, stranamente, un retrogusto amaro per un finale ancora una volta “incompleto”.

 

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